Gli interpreti vanno oltre il modulo

Sostengono i teorici, quelli bravi che scrivono libri e poi vanno a parlarne in tv, che il gioco del calcio é dinamico. E che, quindi, é sbagliato discutere di moduli. Di numeri. Conta l’interpretazione; conta come si sta in campo, non dove si sta in campo. Ok, va bene, ma conta anche (soprattutto) chi sta in campo. Ecco perchà© non bisogna mai prescindere da chi gioca per discutere di gioco. La sensazione che nella Roma, talvolta, qualcuno che meritava di andare in campo sia rimasto in panchina non é cosa campata in aria. Non tanto per un pallino dell’allenatore quanto per il rispetto del modulo. Ma i moduli si possono modificare. O adattare alle caratteristiche di chi non merita di restare a guardare. Sono dinamici, o no?

TENTATIVO OBBLIGATORIO – Sotto questo aspetto, sono mesi che – non solo nella Capitale – c’é un ampio movimento di opinione che vorrebbe vedere in campo Schick. Il ceco, che continua a vivacchiare ai margini della titolarità , appare pi๠una risorsa in corso d’opera che un’opportunità  su cui investire. E la faccenda non fa bene a lui e, probabilmente, non fa bene neppure alla Roma. Per dirla in termini pi๠spicci, Schick non puಠcontinuare ad essere soltanto un’alternativa a Dzeko. Il fatto é che, in nome del Modulo, non si é mai cercato con continuità  e convinzione di provare a farli coesistere.

Patrik é un attaccante centrale, non un esterno: é evidente che, per vederlo al fianco di Edin, occorrerebbe disegnare una Roma dinamicamente portata a supportarli. Sulla carta, non appare cosa complicato, ma se ancora non si é provveduto a trasformare la teoria in pratica un motivo fondato deve per forza esserci. Ma Schick, che in questo periodo, appare uno dei pi๠svegli del gruppo, meriterebbe una, due, tre occasioni, meriterebbe continuità  per provare a dimostrare che nella Roma ci puಠstare.

(Il Messaggero, M. Ferretti)

Condividi l'articolo:

Lascia un commento