Montella si confessa: “Indimenticabile il 5-1 al Derby”

Vincenzo MontellaIl ricordo più bello della tua carriera?

C’è sempre qualcosa che ti ricordi con più piacere e che ti da’ più emozione, ma a me piace ricordare l’intera carriera perché credo che la continuità, negli anni, sia la cosa più importante. Riuscire a rimanere per tanti anni ad alti livelli è una grande soddisfazione. Se dovessi scegliere, la serata del derby romano e i miei 4 gol alla Lazio restano qualcosa di indimenticabile.

E il gol più bello?

Quello in campionato contro il Chievo in rovesciata o il primo in Champions League contro il Barcellona.

Entrambi con la maglia della Roma?

In Serie A non avevo mai segnato in rovesciata. Per un centravanti è sempre il massimo dell’emozione, ma un giocatore ricorda più l’importanza della partita che il gol. Il mio primo gol in Champions League col Barcellona fu bello ma se dovessi sceglierne un altro, direi il gol dell’1-0 contro la Fiorentina, alla prima di campionato, sempre con la Roma. Erano mesi che mi davano per finito e invece riuscii a fare gol.

Nella tua scala dei goleador, chi metti al primo posto?

Da anni c’è un goleador vero, che è Trezeguet, riesce a segnare in tutti i modi ed è sempre efficace, più che spettacolare. Van Basten è sempre stato il mio idolo, da ragazzino.

La partita più importante della tua carriera?

Forse la partita-Scudetto con la Roma contro il Parma, ma anche la finale degli Europei del 2000, che abbiamo perso.

A soli 13 anni hai lasciato Napoli per approdare nelle giovanili dell’Empoli.

Una scelta difficile, ma voluta. Aiutò questa scelta la presenza di Nicola Caccia che era mio vicino di porta. Mia mamma ancora adesso si porta dentro il dolore di questa scelta, della lontananza, ma è in queste situazioni che si vede veramente l’affetto dei genitori. Empoli era la situazione ideale per un giovane, venivi seguito anche fuori dal campo. Empoli ha una scuola calcio che pesca molto al Sud. Antonio Di Natale è arrivato dopo di me. Lui è arrivato a giocare in Serie A anche tardi rispetto a quelle che erano le sue qualità.

L’esordio in prima squadra, in C1, sempre con l’Empoli.

Era da poco che giocavo in prima squadra e dopo poche partite mi infortunai al perone. Poi, quando ripresi, mi riscontrarono una miocardia virale che mi fece stare fermo per un anno circa e non si sapeva se sarei guarito. Io non mi potevo arrendere, avevo 18-19 anni e c’era tanto entusiasmo.

Quanto è servito fare la cosidetta "gavetta"?

E’ stata la mia fortuna, ho fatto un passo alla volta e così non mi sono montato troppo la testa. Dopo Empoli passai al Genoa, feci un grandissimo girone di andata, poi mi infortunai. E feci fatica nel girone di ritorno. Era il primo anno che giocavo in Serie B e comunque riuscii ad impormi.

Come nasce l’esultanza dell’aeroplanino?

Nasce per caso, dopo una partita col Cesena. Entrai, segnai e iniziò così, per caso.

La prima doppietta con la Samp fu contro la Roma.

Sì, in notturna, fu l’unica notte in cui non ho dormito. Arrivare alla Samp fu la realizzazione di un sogno. A dieci anni di distanza sono felicissimo di avere scelto così.

La tua prima doppietta con la Roma fu in un derby.

Una giornata strepitosa, la Lazio era una squadra imbattibile e noi in mezz’ora riuscimmo a fare quattro gol.

Il ricordo più bello delle otto stagioni alla Roma?

Lo Scudetto, senza dubbio.

Sei riuscito a vivere Roma, in quel periodo?

Roma l’ho sempre vissuta pienamente, nella giusta maniera, scegliendo gli orari e i posti giusti, però è una città troppo bella e bisogna viverla pienamente.

A Roma ti hanno anche sospeso la patente?

Mi hanno sospeso la patente, ma mi venne attribuito qualcosa che non feci. Pagai anche più del dovuto. Tante volte abbiamo dei vantaggi ad essere famosi, a volte no. Non ero sulla corsia di emergenza. Tante altre volte ci sono stato e non mi hanno beccato, a tutti capita di avere delle distrazioni. Quella volta era un sorpasso a destra, non credo ci sia il ritiro di patente.

A Trigoria ci fu l’incontro con Maradona.

Maradona, anche se ero infatuato da Van Basten, è sempre stato un punto di riferimento. Lui era l’essenza del calcio, la genialità del calcio. Quando l’ho conosciuto e ci siamo parlati, ho capito che forse un po’ di strada l’avevo fatta anche io.

I ricordi negativi dell’esperienza a Roma?

Non ce ne sono, se non quelli degli infortuni.

Dove vorresti vivere dopo la carriera di calciatore?

Ora come ora, direi Roma, ma poi sono le opportunità del momento che ti fanno scegliere.

Con Fabio Capello hai avuto un rapporto di amore e odio?

Amore non c’è mai stato, nemmeno odio, ma amore direi di no. C’era un grande rispetto dei ruoli, credo di essere stato un atleta esemplare sotto tanti punti di vista. Ho sempre rispettato le scelte, anche se a volte sembrava il contrario.

L’allenatore che ti ha dato di più?

Sicuramente Ettore De Marchi, mi ha dato l’educazione sportiva nell’età critica.

Su Mazzarri.

Mazzarri è meticoloso, democratico, leale. Non è facile trovare allenatori con queste caratteristiche.

L’amicizia con Cassano?

Io Antonio credo di capirlo e di conoscerlo abbastanza per giudicarne difetti e pregi. Secondo me ha tanti pregi e quindi cerco di assorbire quelli e i difetti cerco di farglieli notare. Al di là di quello che può sembrare esternamente, Cassano è un ragazzo che sa quello che fa ed è molto intelligente. Per giudicarlo bisogna conoscerlo.

Com’è stato accolto Cassano dai compagni della Sampdoria?

Benissimo. Ora è un’altra figura rispetto a quando era arrivato. Ora è un atleta. La Sampdoria di quest’anno è una squadra divertente, è un gruppo che vuole crescere.

Il tuo rapporto con Genova.

In tutte le città dove ho giocato c’è sempre stato un rapporto particolare, spontaneo, senza forzature, mi trovo bene.

L’esperienza al Fulham.

E’stata un grande esperienza che rifarei, senza dubbio. Londra è una città bella, che ti da’ tanto, che ti apre la mente. Io sono tornato a Roma e ci sarei rimasto volentieri però è prevalsa la voglia di giocare e di rimettermi in gioco e di divertirmi. C’erano tante opportunità ma alla Samp sono particolarmente legato, questo è stato il motivo per cui ho scelto la Samp rispetto ad altre. Se non ci fosse stata la Samp, sarei rimasto a Roma, non credo che sarei andato in altre squadre.

E a Napoli?

Ci torno spesso e lo faccio molto volentieri, ho la mia famiglia.

Sul Napoli di De Laurentiis.

Il Napoli è stato costruito molto bene, puntando in prospettiva, puntando sui giovani, per questo magari non si possono vedere subito i risultati. Gargano, Hamsik e Lavezzi sono i giocatori che mi hanno più impressionato.

Perché nel Napoli ci sono pochi giocatori napoletani?

Non lo so, ci sono stati dei giocatori importanti. Dipende dal livello della società stesso. Sarebbe uno spreco per il calcio italiano se giocatori forti giocassero in serie minori. Forse ci sono andato vicino al Napoli nell’anno in cui abbiamo vinto lo Scudetto a Roma, quando c’era Zeman.

E’ ancora possibile un tuo ritorno a Napoli? Da calciatore?

Ci può stare, sicuramente mi piacerebbe.

Credi che dopo Calciopoli sia cambiato qualcosa nella classe arbitrale?

Non lo so. Avere Collina come responsabile degli arbitri da’ molta credibilità. E’ una persona seria, intelligente e competente. Gli arbitri continueranno a sbagliare, ma l’importante è credere nella buona fede degli arbitri e io ci credo. In passato potevo avere qualche dubbio, ma adesso tutto è più chiaro e più pulito. Credo che per gli arbitri sia importante parlare con i giocatori, senza assumere atteggiamenti plateali. Questo aiuta sì gli arbitri ma anche i giocatori, che si sentono più parte in causa.

Il rapporto con i tuoi genitori?

Abbiamo un rapporto splendido. I miei genitori sono persone modeste, lavoratori, di sani principi. La mia educazione nasce da lì. Il mio successo non li ha cambiati e naturalmente non ha cambiato me.

Che padre è Vincenzo Montella?

Presente, il più possibile. L’educazione dei figli credo che si dimostri più con l’esempio che con le parole.

Chi è Vincenzo Montella?

Una persona sincera, ma non è facile stare vicino a me. Sembro perfetto ma nascondo tanti difetti.

Che compagno di squadra è Vincenzo Montella?

Bisognerebbe chiedere ai miei compagni. Scherzo molto. Sono abbastanza lunatico.

Quanti amici hai nel mondo del calcio?

Pochi, non sono molto bravo a tenere i rapporti. Ho tanti buoni conoscenti. Non curo, non cerco i rapporti.

Hobby?

Hobby particolari non ne ho, solo occasionali. Vado molto al cinema, leggo, vedo qualcosa a teatro. Salemme è strepitoso, a teatro ancora di più che al cinema. E’ geniale. Per quanto riguarda la musica, ascolto un po’ di tutto, mi faccio condizionare dallo stato d’animo del momento.

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2 commenti su “Montella si confessa: “Indimenticabile il 5-1 al Derby””

  1. cari tifosi romanisti avrei una domanda : e “TOP GUN” Montella in prestito o uficialmente alla Samp ?? perfavore fatemi sapere

    ROBERTO86

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