Roma-Inter, la sfida che ha entusiasmato i tifosi, meno gli allenatori

Rassegna Stampa Forza-Roma.com – Gazzetta dello Sport, A. Schianchi – Impossibile addormentarsi, non c’è un attimo di tregua: si attacca da una parte e dall’altra senza che ci si fermi a tirare il fiato, squadre lunghe e larghe, volate sulle fasce laterali come non se ne vedevano da tempo. I puristi, di fronte a Roma-Inter, avranno storto il naso, attenti come sono alle marcature preventive, alle diagonali ben fatte, al pressing e ai movimenti sincronizzati. Gli spettatori più «sempliciotti», che sono la maggioranza, si sono invece parecchio divertiti, presi da un dinamismo e da una furia che, a volte, sono sembrati persino esagerati.

A tratti è parso di assistere a una partita d’altri tempi (e di un altro calcio), e tutto ciò è stato possibile perché sia la Roma sia l’Inter l’hanno interpretata assecondando l’estro dei singoli e non la compattezza del collettivo. Non si è ammirata, sul prato dell’Olimpico, l’organizzazione delle due squadre, ma si è trepidato per i tanti (tantissimi) duelli che hanno acceso la sfida e per le emozioni che hanno scatenato. Vi ricordate le partite degli anni Settanta, quando si giocava «uomo contro uomo», marcature fisse e rigide, e per gli allenatori il massimo dei suggerimenti era «passa all’ala»? Ecco, Roma-Inter è stata un po’ così. Imperfetta, sguaiata, eppure frizzante.

DISEGNO – E’ stato Luciano Spalletti a impostare la partita in questo modo. Senza badare all’ordine, anzi pensando che dal disordine potesse nascere qualcosa di buono. E difatti è arrivata una vittoria. A centrocampo ha puntato tutto sui duelli individuali: Strootman su Joao Mario (anche quando il portoghese si è allargato sulla fascia), De Rossi a pestare i piedi a Banega e, questa è stata la mossa tanto «preistorica» quanto efficace, Florenzi in marcatura fissa su Medel, cioè sul primo interista che iniziava la manovra. Il disegno tattico, grazie anche al gol iniziale di Dzeko e all’incapacità dell’Inter di far girare velocemente il pallone, è risultato perfetto.

ELEMENTARE – Vedere in una partita di Serie A 36 conclusioni verso la porta è davvero un’anomalia. Sono state 19 quelle della Roma e 17 quelle dell’Inter, a testimoniare che le azioni sono sempre state ribaltate immediatamente e poche volte il gioco è ristagnato in mezzo al campo. Palla larga, quasi sempre su Salah che ha stazionato sul settore destro, e fuga sulla corsia: questo è stato lo schema principale. L’Inter, di fronte a questa mossa elementare, non ha saputo opporsi: il terzino sinistro (Santon) è stato regolarmente saltato, in velocità o in dribbling, e il centrale di sinistra, cioè Murillo, non è uscito dalla sua tana con i tempi giusti per la chiusura. Ovvio che l’intero sistema difensivo sia andato in tilt e abbia concesso tante occasioni di tiro agli avversari.

ATTEGGIAMENTO – Ma anche i nerazzurri si sono affacciati spesso dalle parti di Szczesny, e sapete perché? Una volta che i centrocampisti o gli esterni hanno vinto i duelli con i rispettivi avversari, e quindi hanno creato la superiorità numerica, si sono presentati vicino all’area giallorossa. Se l’atteggiamento difensivo della Roma fosse stato «di gruppo», magari con movimenti preventivi che anticipavano le giocate nerazzurre, probabilmente la squadra di Spalletti avrebbe rischiato di meno.

Condividi l'articolo:

Lascia un commento