Vucinic vuole rispondere a Ranieri coi fatti

Rassegna Stampa | Il Messaggero | Vucinic, richiesto da molte squadre, domani giocherà sicuramente nel derby di Coppa Italia contro la Lazio. Proprio contro i biancocelesti il montenegrino si scatena. Negli ultimi due incontri ha segnato 3 gol, mentre la sua prima tripletta in A l’ha messa a segno proprio contro la Lazio, quando giocava ancora nel Lecce.

I numeri, in questo caso i gol, mettono Mirko Vucinic in vetrina per il derby. Tre gol e sempre il migliore in campo negli ultimi due: il 18 aprile del 2010, con le due reti per ribaltare il punteggio e vincere la sfida di ritorno dello scorso torneo; il 7 novembre 2010, gara d’andata di questo campionato, con una prestazione chic e il rigore trasformato per mettere al sicuro il risultato. Decisivo contro la Lazio. Che a quanto pare, incrociandola, lo fa esaltare: la prima sua tripletta in serie A proprio contro la formazione biancoceleste, il 2 maggio del 2005, anche se la maglia giallorossa era quella del Lecce. La Lazio gli può, insomma, far ritrovare il sorriso perso ultimamente: 4 reti, il suo bottino nei derby. Nervoso e voglioso, Vucinic sta vivendo giorni particolari. Stress, dice Ranieri che, a parte una battuta prima di scendere in campo per l’allenamento di ieri mattina, ancora deve parlargli per chiedergli, almeno in pubblico, un comportamento meno ribelle. La lite di venerdì, con insulti reciproci, nel bel mezzo del lavoro; il calcione alla borsa delle bibite, davanti alla panchina, dopo essere uscito a Cesena, per lasciar spazio ad Adriano. Nessun saluto con l’allenatore, come invece ha fatto Menez nello stesso frangente, al momento dell’avvicendamento. Sono gli strascichi di un colloquio della settimana precedente, dopo la partita vinta con il Catania, con una doppietta di Mirko. Che non esulta dopo i gol, è successo pure a Marassi, quando timbrò il vantaggio contro la Sampdoria. Realizzate le due reti contro la squadra di Giampaolo, Vucinic va da Ranieri. E gli fa un discorso inequivocabile: «Lei ha sempre detto che chi non sta bene qui deve dirlo, perché lei non trattiene nessuno con la forza. Io voglio andar via, subito». Il tecnico non gli dà retta. Anzi, lo avvisa. «Tu da qui non ti muovi, almeno sino a giugno. Poi, a fine stagione, si ridiscuterà tutto. Ma ora resti, perché mi farai vincere lo scudetto».

Ranieri, già nella scorsa stagione, assicurò all’attaccante un ruolo di primo piano nella Roma, quello che poi ha nel Montenegro, la sua nazionale in testa nel girone G per Euro 2012 davanti all’Inghilterra di Capello, dove fa il capitano e l’unica punta. A quanto pare, però, con l’arrivo di altri due attaccanti, Adriano e Borriello, il tecnico non ha potuto mantenere la parola, costretto al turn over per la gestione migliore possibile dello spogliatoio. Spesso Mirko ha messo il muso, proprio perché si è sentito meno coccolato dall’allenatore. Ranieri, invece, si è risentito per i continui forfeit del calciatore che, in un più di un caso, ha preferito recuperare con calma. Da qui lo strappo tra i due. Insomma Vucinic ha chiesto di andar via dieci giorni fa. Non alla società, ma direttamente all’allenatore che gli ha detto no. Poi, la settimana scorsa, nell’ambito di un colloquio su argomenti più delicati, il suo manager Lucci ha fatto sapere a Rosella Sensi di avere due richieste per l’attaccante, una del Liverpool e l’altra della Juve. Ma il giocatore è incedibile sia per la proprietà uscente che per la Banca. A giugno se ne riparlerà. Per ora solo smentite, tra le quali una mirata al presunto accordo tra il suo procuratore e l’Inter. La Sensi sarebbe per il rinnovo che però, proprio Lucci, non prende nemmeno in esame. In attesa di un chiarimento con Ranieri, come annunciato dal tecnico a Cesena e forse da mettere in agenda proprio oggi, alla vigilia del derby, Vucinic si è fermato per qualche minuto con Pradè, il dirigente che più ha puntato sul ragazzo in questi anni. Mirko gli ha spiegato che domenica era solo arrabbiato per la sostituzione e che avrebbe stretto la mano a Ranieri se l’allenatore non lo avesse ignorato. La rabbia sfogata in panchina, secondo l’attaccante, non è stata poi così plateale. Ma la Roma non scarta l’ipotesi della multa, applicando il regolamento interno.

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