Marco Del Vecchio ha ridetto no all’Inter

Marco Del Vecchio«L’Inter mi aveva invitato alla festa del Centenario, ma io ho rifiutato perché sono romanista». Una rivelazione, quella di Supermarco Delvecchio, che vale quanto un gol alla Lazio, la sua specialità. Perché se l’avesse pronunciata un romano di Trastevere nessuno ci avrebbe fatto caso più di tanto, ma qui è come l’uomo che morde il cane. È la notizia. Lui, nato e cresciuto a Milano, da bambino tifoso dell’Inter, muove i suoi primi passi calcistici proprio nella squadra nerazzurra. Ma è nella Capitale che diventa Supermarco, con 269 presenze e 77 reti in giallorosso, di cui 9 nel derby come Dino Da Costa. «Ma sarebbero stati dieci se non mi avessero annullato quello del 4 a 3 nel secondo anno di Zeman». Nessun rimpianto però. Anzi, uno forse sì, quello della carta d’identità: «Mi sento romano d’adozione, anzi un romano nato per caso a Milano». Lo ha ripetuto tante volte e come dargli torto. E allora riavvolgiamo il nastro e riascoltiamo: «Qualche tempo fa l’Inter mi ha inviato la partecipazione per la celebrazione del Centenario, ma ho risposto “no grazie”. Ho già vissuto l’emozione della festa per gli 80 anni della Roma lo scorso luglio e mi basta quella». Parole che suonano come musica per ogni tifoso giallorosso e se lui potesse starebbe ancora lì ad ascoltare l’urlo della Sud, mani sulle orecchie, come ai bei tempi. Per Supermarco, tra Falcao e Mazzola non c’è paragone, non esiste nessuna staffetta. Altro che Suarez, meglio Bruno Conti tutta la vita. Quella sera di luglio sul prato dell’Olimpico c’era tutta la storia giallorossa, dal primo all’ultimo scudetto, del quale Supermarco fu un protagonista indiscusso. Nell’estate del 2000, quella che anticipava la cavalcata trionfale verso il tricolore e seguiva quell’Europeo in Belgio e Olanda che poteva davvero cambiargli la vita (l’Italia raggiunta a tempo scaduto dalla Francia e poi sconfitta dal golden gol di Trezeguet dopo essere andata in vantaggio proprio con una rete di Delvecchio), su tutti i giornali il suo nome era relegato tra le riserve. Totti, Batistuta, Montella: con tanti fuoriclasse davanti non c’era posto per Delvecchio. Ma a fine anno la sua maglia numero ventiquattro risulterà tra le più presenti, in quel ruolo di “esterno di sinistra” che ricorda la storia più recente di Mirko Vucinic, un altro romanista affermatosi come punta ma poi riadattato a giocare sulla fascia. E hai visto mai che i risultati a fine stagione non siano gli stessi: «L’Inter non è più imbattibile come qualche settimana fa – questa la profezia di Supermarco – lo ha dimostrato nelle ultime partite e soprattutto nello scontro diretto contro di noi». Il “noi” per sottolineare come lui si senta ancora parte del gruppo, visto che tutti i giorni continua ad allenarsi a Trigoria con i ragazzi di Spalletti, pur non essendo più un tesserato della società giallorossa. «La Roma ha dimostrato che nel confronto diretto può battere l’Inter – aggiunge – ed è per questo che ero uno di quelli che auspicavano il passaggio dei nerazzurri ai quarti di Champions. Nessuna simpatia particolare per la squadra in cui sono cresciuto, sia chiaro, ma solo il sogno di vedere la Roma andare avanti in questa coppa». Che è poi il sogno di tutti i tifosi romanisti, quelli come Supermarco Delvecchio, quello che ha segnato più gol di tutti gli altri alla Lazio, quello che ha saputo dire di no all’invito di Moratti. Vola Supermarco vola.

Da ilromanista.it

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2 commenti su “Marco Del Vecchio ha ridetto no all’Inter”

  1. Non ? affatto celebrolese.Nei suoi anni di gioco si ? trovato molto meglio nella roma che in altre squadre ed ? normale che sia diventato romanista.Celebrolese ? chi dice che lo insulterebbe per una michiata del genere.

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  2. scusate ma questo cerebroleso che rinnega cos? le sue origini, mi sembra che sia stato all’inter, dove abita? Spero a Roma e spero anche di non incontrarlo per le vie di Milano potrei pensare di insultarlo.
    Cordiali saluti.
    Claudia

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