Prof. Muratore: “L’ippodromo ed il nuovo stadio possono coesistere nonostante il vincolo”

Rassegna Stampa Forza-Roma.com – Il Tempo (F. M. Magliaro) – «Qualche perplessità  sulla tempistica c’é», dice il professor Giorgio Muratore, scrittore, saggista, docente di Storia dell’architettura contemporanea presso la Facoltà  di Architettura Valle Giulia de La Sapienza. La tempistica é quella con cui la soprintendente, Margherita Eichberg, ha avviato l’iter di apposizione del vincolo architettonico sull’ippodromo di Tor di Valle. Il professor Muratore é finito in questa vicenda essendo uno studioso di Lafuente e avendo pubblicato sul proprio blog la copia della lettera spedita, il 31 gennaio, da Italia Nostra alla soprintendente Eichberg per chiedere l’apposizione del vincolo su Tor di Valle «con somma urgenza».

Professore, qui abbiamo due problemi: la tutela di un bene, come possono essere le tribune di Lafuente; il secondo le modalità  con cui la Soprintendenza s’é mossa.
«Mi occupo di questa cosa dai primi anni 90, quando ho pubblicato un libro su Lafuente, mio carissimo amico. Sono rimasto sconvolto quando ho visto che lo Stadio sarebbe finito la sopra. Mi rendo conto che la struttura é abbandonata e dimenticata. La stessa Soprintendenza se n’é assolutamente dimenticata ed é facile che qualche progettista che lavora oltre oceano ponga incautamente una cosa su un sedile già  occupato».

Questa mattina i proponenti del progetto hanno organizzato un tour a Tor di Valle, da cui si evince l’assoluto stato di degrado della struttura tanto che non ci hanno neanche fatto avvicinare al manufatto.
«In questo momento dovrebbe essere transennato».

Lo é già .
«Allora siamo perfettamente d’accordo».

Perchà©, secondo lei, la Soprintendenza s’é mossa solo ora?
«Se n’era completamente dimenticata.Ho sollecitato e inviato documenti alla Soprintendente per evidenziare questa problematica, poche settimane fa».

Con la precedente Soprintendente, la dottoressa Galloni, altra funzionaria non tenera con i vincoli, ne aveva mai parlato?
«No, con lei no. Ma oramai ero diventato un tormentone al Ministero. Credo che mi evitassero: a tutti quelli che incontravo richiedevo questa cosa. Il progetto dello Stadio si puಠspostare di cento metri. Non c’é nessuna intenzione ostativa ma si puಠtrovare un modo per far convivere tutti.Quelle tribune sono comunque un monumento».

Lei ricorda quando ha incontrato la Soprintendente?
«L’ho incontrata alla Casa dell’Architettura, a metà  novembre, in occasione di un convegno su Giuseppe Perugini. Ma credo che la Eichberg avesse già  istruito il vincolo. Io l’ho solo sollecitato».

Lei é sicuro che la procedura di vincolo fosse già  istruita? Esistono una serie di «buchi» documentali.
Â«àˆ una mia ipotesi, non posso confermarglielo. Era la prima volta che la incontravo. Ho detto a lei quel che ho sempre detto a chiunque incontrassi del Ministero».

Qui il problema perಠé che nel 2014 la Soprintendenza doveva apporre il vincolo.
«Sono assolutamente convinto di questo. Assolutamente».

C’é un atto del novembre 2014 in cui la Soprintendenza chiede informazioni sulle modalità  di demolizione dell’ippodromo.
«Eh, questo non mi piace. Perà², onestamente, al di là  del clamore che travalica la questione, il problema é tutto risolvibile. C’é un’assoluta compatibilità  fra le due cose».

Secondo lei come si potrebbe fare?
«Questo ricordo di una certa Roma olimpica occupa uno spazio molto relativo. Puಠessere restaurato facilmente e recuperato, riutilizzato, dandogli anche una funzione diversa da quella originale».

Ma se viene messo il vincolo non si tocca pi๠niente. Guardi il Flaminio!
«Beh, no, dipende da come viene messo il vincolo e dal progetto di recupero. Il progetto é in fieri e quindi si puಠtrovare il modo per salvare tutto. Credo che nessuno lo abbia nemmeno detto al progettista americano che si é trovato fra i piedi questa cosa».

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